Tutte le misurazioni di qualsivoglia grandezza fisica mostrano variazioni conseguenti anche alla variabilità individuale, che è una proprietà intrinseca di tutti gli esseri viventi; le misure biologiche sono pertanto soggette a inevitabili variazioni, più delle misure di altre grandezze fisiche. Le variabili, in funzione del tipo di dato rappresentato, possono essere continue o discontinue.
Variabili discontinue: sono rappresentate da numeri interi, ed in genere derivano da semplici conteggi di individui, oggetti, ecc. (frequenze).
Variabili continue: i valori possono cadere in qualsiasi punto su di una scala numerica ininterrotta e sono ottenuti di solito tramite “misurazioni” (lunghezza, peso, ecc.).
Le variabili che si misurano in biometria sono quindi continue.
Dal momento che nella maggior parte dei casi risulta impossibile misurare una data variabile in tutti i membri di una popolazione, si è costretti a rilevare i dati in un gruppo più piccolo che sia rappresentativo dell’intera popolazione. Questo sottoinsieme è detto campione e risulta costituito da una serie di unità di campionamento (ad esempio il singolo individuo).
Il campione è una parte del tutto. Il principale obiettivo di un campionamento è quindi quello di raccogliere dati che consentiranno di generalizzare all’intera popolazione, con un certo grado di affidabilità, le conclusioni ottenute dal campione. Questo processo di generalizzazione è detto «inferenza».
Per approfondire:
https://www.quadernodiepidemiologia.it/epi/HomePage.html
Quando si effettua uno studio basato su campionamenti, è necessario tener presente che non si otterranno mai risultati del tutto affidabili. Per valutare la “bontà” di uno studio campionario è indispensabile tener conto di vari fattori, i più importanti dei quali, oltre ai criteri di scelta della popolazione studiata, sono: la dimensione del campione, il metodo con cui si è selezionato il campione, la precisione e standardizzazione delle misure effettuate.